Prin 2005

Solidarietà, umanitarismo e memoria collettiva: l’Europa di fronte a sé e alle “altre culture”

La ricerca parte dal quesito se sia possibile definire l’Occidente e in tal caso quale sia la sua eredità e prospettive future. Ma sulla base della difficoltà di dare una definizione unitaria a tale risposta, individuando invece Occidenti molteplici e divisi, la ricerca si focalizza piuttosto sui processi di auto-definizione e di differenziazione operate da comunità politiche e culturali occidentali. A tale proposito, è stato scelto come caso di studio l’Unione Europea, a partire dalla costituzione europea, ovvero dal “Trattato che istituisce una costituzione per l’Europa”. Tale Trattato esemplifica una specifica concezione dei diritti umani e del diritto internazionale, rimanda ad una determinata eredità storica e indica prospettive condivise. Al fine di specificare meglio tale analisi, sono stati scelti tre concetti costitutivi dell’auto-comprensione dell’Occidente europeo e della sua dialettica di inclusione/ esclusione: solidarietà, umanitarismo e memoria collettiva, al fine di comprendere processi di costituzione dell’identità politica e culturale in senso dinamico e inclusivo.

La domanda principale attorno a cui ruota la ricerca è se e come l’Unione Europea eredita o trasforma la cultura dell’Occidente, rispetto alla propria tradizione, alle prospettive future e agli “altri”, ovvero ai non appartenenti. In tal senso, con il termine “eredità” intendiamo sottolineare la dialettica storica e politica che ha caratterizzato soprattutto l’Occidente europeo: vale a dire il rapporto tra aspettative disattese (soprattutto sul piano normativo e morale), passato oscuro (crimini, genocidi e sfruttamento dell’umanità) e fini condivisi da cittadini/popoli che vengono a costituire la nuova comunità politica. Qui la memoria collettiva assume un ruolo fondamentale, come potenzialità residua e ricordo degli offesi, ma anche come individuazione dei colpevoli ed elaborazione delle colpe, soprattutto nella prospettiva di una società globale. Un patto costituzionale viene infatti a fondarsi su pregressi elementi condivisi, ma anche su aspettative comuni e su progetti decisi consensualmente.
Partendo da tali premesse, la ricerca ha avuto il suo punto di partenza nel “Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa”, soprattutto alla luce dei dibattiti che l’hanno preceduto e seguito a livello politico, sociale e filosofico. Lo studio è andato poi a concentrarsi nello specifico sul rapporto esistente fra valori condivisi, significato/ pratiche dei diritti (specificamente rivolti ai membri di una comunità politica) e gli “altri” (soggetti a processi di inclusione).
Concetti e tradizioni dell’Occidente sono stati dunque riletti alla luce del patto costitutivo dell’Unione Europea in fase di ratifica, sulla base di due elementi portanti e costitutivi per una identità collettiva che voglia essere dinamica:

  1. Analisi della trasformazione del significato e delle pratiche dei diritti riferiti tanto a popoli, quanto a individui. Da una parte tale questione è stata infatti trattata alla luce della evoluzione stessa dell’idea di “diritti dei popoli” e di diritto internazionale in relazione alla formazione di un’unione di Stati europei, intesa come condizione di pace e insieme di libertà politica per ogni singolo cittadino. Sono stati dunque analizzati diversi approcci europei al diritto internazionale che vanno dalla tradizione sette- ottocentesca di Kant e Mazzini, a quella più recente di Altiero Spinelli, fino al dibattito contemporaneo sul Trattato costituzionale. Ma tale problematica è stata considerata alla luce delle lotte per il riconoscimento di minoranze escluse che, a partire dal XIX secolo, hanno indotto la trasformazione delle funzioni e dell’idea di Stato nazionale e sociale. Sono state inoltre considerate pratiche bottom up agite da nuovi attori sociali, che vengono a sostanziare la tradizione occidentale dei diritti umani, alla luce di esperienze di culture non-occidentali e forme di universalismo contestuale.
  2. Riflessione sul ruolo della sfera pubblica e società civile come prerequisito per la costituzione di una comune identità politica democratica e inclusiva, in un contesto multiculturale e multinazionale, come è quello europeo. Tale analisi implica la riconsiderazione di concetti tradizionali come quelli di popolo e di cittadinanza, ma anche la rianalisi dell’idea di integrazione sociale in contesti post-tradizionali e post-nazionali. La costruzione di una sfera pubblica e di una società civile europea sono qui da intendere come una sorta di laboratorio per valutare fino a che punto ed entro quali limiti sia possibile parlare di una società civile e di una sfera pubblica globali.

Al fine di conseguire tali obiettivi sono stati presi in considerazione nello specifico tre ambiti che si riferiscono alla tradizione dell’Occidente europeo:

  1. Legame sociale fra gli appartenenti;
  2. Inclusione dell’alterità
  3. Passato collettivo come risorsa politica e culturale che oscilla fra eredità disattese e ricordo di crimini commessi.

I concetti presi in considerazione come elementi-chiave per analizzare premesse e potenzialità dell’Unione Europea sono stati:

  1. Solidarietà
  2. Umanitarismo
  3. Memoria collettiva.

 

Gruppo di ricerca

  • Marina Calloni
  • Walter Privitera
  • Tatjana Sekulic
  • Roberto Miraglia
  • Barbara Bracco
  • Elena dell’Agnese
  • Cristina Caiano
  • Anna Cataldi
  • Paolo Costa
  • Bernard Gbipki
  • Nadia Urbinati